Raduno a San Nazzaro Sesia (NO)

- Raduno a San Nazzaro Sesia (NO)

ABBAZIA DEI SS. NAZARO E CELSO IN SAN NAZARO SESIA

L’Italia, come noto, possiede un patrimonio artistico immenso e questa ricchezza è gran parte nota, con centinaia di migliaia di visitatori ogni anno che spesso percorrono migliaia di chilometri per vedere ciò che noi degniamo a volte solo di uno sguardo distratto.

Accanto a questo patrimonio universale ne abbiamo un altro che, per varie ragioni, è noto solo a pochi e spesso ha valenza artistica degna di una ben più vasta conoscenza.

I raduni del C.L.A.S. promuovono questo tipo di argomento ed è con questo spirito che, domenica 22 Aprile 2012, si parte dalla sede di Arese per recarci in Piemonte a San Nazaro Sesia, un simpatico paesino posto nel parco naturale delle Lame del Sesia, che annovera una delle più significative strutture abbaziali del nord Italia, dedicati ai Santi Nazaro e Celso. Le auto storiche imboccano l’autostrada Mi-To, escono a Biandrate e, arrivati a destinazione si trovano in altra epoca; già avvicinandosi al paese si nota la severa struttura del campanile , più simile ad una torre castellana che a un simbolo cristiano; arrivati in paese ci accoglie una cinta muraria merlata con torri angolari che dimostra la precarietà dell’esistenza anche in un luogo sacro, nel quale era spesso necessario cercare rifugio per salvare la propria vita.

Incontriamo le nostre simpatiche guide, che con entusiasmo ci narrano la genesi di questo complesso; apprendiamo che due sono i personaggi storici ai quali se ne deve l’esistenza e lo splendore, Riprando conte di Pombia e Antonio Barbavara, membro di una potente famiglia nobiliare Milanese. Il primo fondò l’Abbazia nel 1040, mettendo a disposizione dei Benedettini un vasto territorio agricolo, il secondo la fece rifiorire, dopo un periodo di crisi, a partire dal 1426, reggendo le sorti per quarant’anni.

Durante questo periodo avvenne il rifacimento della Chiesa in stile Gotico e la costruzione del chiostro su modello già rinascimentale. Proprio all’interno della Chiesa sono rimasti due affreschi quattrocenteschi; uno diviso in tre parti (trittico) rappresenta San Nazaro a cavallo con ai lati S. Celso e un Santo Martire (sinistra) e Santa Caterina d’Alessandria con San Rocco (destra), mentre il secondo, anch’esso a forma di trittico, raffigura la Madonna in trono col Bambino e gli angeli musicanti fra i Santi Sebastiano ed Agata; lo stile, nonostante la datazione (1480 e 1464) è ancora legato alla tradizione del Gotico Internazionale.

Sono però gli affreschi del chiostro a destare l’ammirazione dei visitatori, perché testimoniano un incontro di culture differenti sotto uno stesso tetto; ciò è probabilmente dovuto all’intelligenza di Antonio Barbavara, che volle probabilmente creare un ambiente artistico e culturale cosmopolita. Gli affreschi sono un omaggio al fondatore dell’Ordine Benedettino e ne descrivono la vita e i miracoli secondo il racconto redatto da San Gregorio Magno e presentano con colori vivaci di tradizione Gotica forme ed architetture nelle quali è presente la ricerca prospettica toscana, le espressioni dei volti non sono distaccate ma esprimono emozioni più o meno intense legate alle situazioni.

La visita termina dopo quasi due ore, ma le sorprese non sono finite; sempre nella zona abbaziale è presente un piccolo museo, chiamato “Museo dei Ceppi” e la curatrice è così gentile da aprirlo per noi e illustrarci le sculture in esso contenute. Ci spiega così che l’Artista era proprio del luogo e le sue opere avevano origine dalle radici che il Sesia portava a riva durante le piene; queste radici, di dimensioni e forme estremamente variate ispiravano l’autore che, con pochi aggiustamenti, ne ricavava forme reali, nelle quali il movimento era il protagonista assoluto. Così i nostri occhi contemplano figure umane in diversi atteggiamenti, animali vari, forme decorative impreziosite da incisioni e intagli, in una esplosione di fantasia accompagnata da una grande perizia tecnica.

Quando ci sediamo a tavola, in un locale il cui nome “Il Peggiore” è tutto un programma, la nostra fantasia ripercorre quei tempi lontani nei quali l’operosità unita alla fede hanno prodotto capolavori irripetibili dei quali dobbiamo andare giustamente orgogliosi.

Antonello Zecca