21 Apr 2013 - Alla scoperta dei mezzi di trasporto Ranco d’Angera – Museo Ogliari
Gli appassionati di auto storiche sono inevitabilmente legati a tutto ciò che riguarda il nostro passato ed è quindi naturale che la meta di un raduno possa essere legata alla storia,quando poi l’argomento è legato ai trasporti è naturale che all’interesse storico si aggiunga quello tecnico e che l’avvenimento risulti particolarmente gradito.
Questo spiega come mai,nonostante il tempo inclemente,oltre cinquanta soci del C.L.A.S. si presentino alla sede del club per partecipare alla visita del Museo de4i Trasporti di Ranco d’Angera,per la seconda escursione sociale del 2013.
La scelta di questa meta non è casuale:il Museo Ogliari di Ranco è una delle Istituzioni più complete che esistano su questo argomento,non solo per la ricchezza dei reperti ma anche per la razionalità del percorso che ce li presenta,che valorizza adeguatamente ogni singolo pezzo,razionalmente ambientato nella propria epoca.
Vale la pena di spendere alcune parole sull’origine di questa istituzione,dovuta
all’entusiasmo appassionato dell’Avv.Prof.Francesco Ogliari,ultimo esponente di un mecenatismo culturale di cui ormai si è perso anche il ricordo.
Il Prof. Ogliari è stato per 25 anni presidente del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano,affiancando questo incarico prestigioso a quello di assessore alla Cultura del Comune di Milano e Assessore ai Trasporti del Comune di Varese.Fra i riconoscimenti più o meno prestigiosi che gli sono stati conferiti nel tempo ci sono la candidatura al Premio Nobel per la letteratura,la nomina a Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana e a Ufficialedell’Ordine al Merito della Repubblica Francese.
Se a questo si aggiunge la sua partecipazione alla vita artistica della Città di Milano e i suoi cordiali rapporti con moltissimi artisti,dei quali frequentava
gli studi e le esposizioni ,si può avere un quadro abbastanza completo della sua
poliedrica personalità,della quale la raccolta degli innumerevoli oggetti,piccoli,grandi e giganteschi,presenti a Ranco costituisce un rilevante aspetto,raccolta cominciata sistemando nel giardino della casa di Malnate il
primo pezzo:un “Gambadelegn”,senza il permesso dei genitori.
Il motto del Museo è “TRE SECOLI IN TRE ORE”,perché è questo il tempo che richiede una visita esauriente,visita che comincia col “Tempo del Cavallo”,nel quale possiamo ammirare una scuderia con tanto di cavallo,la Stazione di Posta
e la “Mascalcia”,la bottega del maniscalco,completa di fetti,attrezzi e sonagliere.
Segue una nutrita serie di carrozze di ogni forma,dimensione e provenienza,fra le quali spicca una gialla diligenza a due piani,che collegava la città di Como con la Stazione ferroviaria della Camerlata.
L’epoca del binario si apre con una miniera nella quale i carrelli di minerale sono trainati da un cavallo e scorrono su binari per diminuire l’attrito;dalla miniera ai tram,sempre trainati da cavalli,il passo è breve:a tale proposito fa bella mostra di sé la rossa carrozza adue piani che collegava Milano al Regio Parco di Monza.
Ma già incombe l’epoca del vapore,che si annuncia col mitico “Gambadelegn”,re per quasi un secolo dei trasporti interurbani:l’esemplare che vediamo è stato costruito alla fine dell’800 e si chiama “Busseto”,in onore di Giuseppe Verdi;segue
Una serie di vaporiere,fra le quali quella a scartamento ridotto usata dal Maresciallo Luigi Cadorna per spostarsi,col suo Stato Maggiore,lungo il fronte orientale nella prima Guerra Mondiale.
Dopo il Vapore l’Elettricità:ecco subito un tram “Edison”in servizio a Milano dal 1898 ,nella sua inconfondibile livrea gialla:i soci più attempati del C.L.A.S. ancora se lo ricordano,perché gli ultimi esemplari circolavano ancora negli anni’50 del secolo scorso,mentre della vettura a carrelli posta a fianco ,costruita nel 1927,
circolano ancora molti esemplari,non solo a Milano.
Ci sorprende la ricostruzione di una stazione della Metropolitana Milanese,come era nei primi anni ’60,completa di scala mobile e di insegna regolamentare.
L’elettricità riguarda anche il trasporto ferroviario e, al riguardo,la ricostruzione della stazione ferroviaria mostra tutto l’armamentario di apparecchi di controllo del traffico su rotaie,inoltre,sul piazzale del parcheggio ,svettano due locomotive elettriche risalenti agli anni ’30,un E626 e un E554 a corrente trifase.
Nonostante la pioggia la visita prosegue e ci porta nel mondo del motore a combustione interna,con numerosi mezzi delle più disparate provenienze e dei più
svariati usi ,fra i quali spicca il giallo brillante di un autobus Fiat 18BL del 1912,affiancato da un francesissimo Renault TNGC che,a Parigi,esibiva un pittoresco balconcino-belvedere;non manca naturalmente un autobus urbano in servizio nella capitale lombarda,con la sua brillante livrea arancione
Completano il panorama del motore dei veicoli particolari,come la funicolare con contrappeso ad acqua in servizio a Saint Vincent,la funicolare Como-Brunate e l’automotrice “Emmina”a cremagliera,che riusciva a superare pendenze al cento per mille presenti sulla tratta Catanzaro Lido-Catanzaro Città.
La conclusione del percorso lascia senza fiato:è la “Città Ideale”che si svela in tutto il suo splendore,un plastico ferroviario nel quale 2 Km di binari collegano 12 stazioni che fanno capo ad altrettante città,dalle architetture più varie.Su questo contesto sono posti 64 treni,con 680 carrozze e vagoni,193 locomotive,italiane e straniere ,smistate da 18 scambi e azionate da 15 Km di linee elettriche.
Completano il quadro generale personaggi,automezzi,animali,un aereoporto con relativi aerei e tanti altri elementi che accentuano il realismo:c’è da dire che lo stesso Prof.Ogliari,nel corso della sua presidenza del Museo della Scienza e della Tecnica,aveva fatto realizzare il grande plastico della “Città Ideale”concepita da Leonardo da Vinci,tuttora visibile nella grande “Galleria Leonardesca”,plastico che si collega idealmente a quello che abbiamo davanti.
Usciamo da questa esperienza(sempre sotto la pioggia)esprimendo tutta la nostra soddisfazione per ciò che abbiamo visto e appreso,la nostra riconoscenza per l’uomo che ha voluto e saputo dar vita a questa meraviglia e a coloro che,con uguale passione,proseguono nella raccolta e nella manutenzione di questo patrimonio di ricordi.
Antonello Zecca